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Pur non sapendo di che cosa si tratta, già il termine consumismo relazionale porta con sé un’accezione negativa. Se lo si dovesse descrivere senza saper né leggere né scrivere, probabilmente si direbbe che oggi le relazioni vengono consumate come qualsiasi altra cosa, senza un occhio di riguardo.

E questo, in parte, è vero. Tuttavia, dietro al consumismo relazionale si nasconde molto di più: paure, timori, superficialità, velocità e molto altro ancora. É un modo di vivere le relazioni che appartiene alle ultime generazioni, che si scontrano con un mondo che non aspetta nessuno, in continua evoluzione.

Questo, da una parte, è sicuramente un bene, perché porta con sé l’idea di progresso ed innovazione. Il problema, però, è che tutta questa rapidità del cambiamento sta interferendo nella sfera relazionale dell’uomo che, purtroppo, è cieco di fronte al consumismo relazionale.

Consumismo relazionale, cosa significa?

Come stavamo dicendo, oggi viviamo in un modo in rapida evoluzione. Tutti vanno di fretta, tutto si evolve, nuove tecnologie spuntano come funghi, e si vuole tutto e subito. Insomma, basti guardare l’irrefrenabile desiderio di acquistare l’ultimo modello di smartphone, di macchina o di capo d’abbigliamento per capire che si è sempre alla ricerca della novità.

Anche gli oggetti materiali stancano abbastanza in fretta, perché si vive con gli occhi puntati su quello che verrà dopo, perché sicuramente migliore. E così si finisce per sprecare o buttare ciò che si ha già, anche se magari funziona bene e non ha motivo di essere accantonato. Ma, cosa c’entra tutto questo con il consumismo relazionale?

Tutto, c’entra semplicemente tutto. Le abitudini consumistiche si stanno rovesciando anche nella sfera affettiva e sentimentale, portandoci a desiderare qualcosa di meglio, di più, di diverso. Quello che oggi si fa con lo smartphone si rischia che venga fatto anche con le persone. Ad un certo punto ci si accorge che le cose non vanno e, invece di incaponirsi per sistemarle, si passa ad un’altra persona.

Insomma, è più facile comprare uno smartphone nuovo piuttosto che cercare di capire cos’ha portato alla rottura di quello che si ha già, no? E l’idea di consumismo relazionale si basa sullo stesso principio. É molto più semplice eliminare la persona con cui si hanno dei problemi piuttosto che cercare di risolverli insieme.

Allo stesso tempo, però, non è detto che con quella persona si abbiano dei problemi. Magari ci si è stufati, si ha il desiderio di novità, è più eccitante scoprire che cosa ci si sta perdendo, piuttosto che rimanere al fianco della persona che si dice di amare. Ed ecco che quindi subentra, ancora una volta, lo stesso principio che caratterizza il consumismo: fuori uno, dentro l’altro.

A cosa porta il consumismo relazionale?

Il quadro che abbiamo appena dipinto non è di certo uno dei migliori. E purtroppo, bisogna tenere in considerazione le conseguenze di una superficialità così estrema nel vivere le relazioni umane. Non è necessario che si parli per forza di coppie e di fidanzati, è purtroppo un discorso che si applica anche agli amici e ai conoscenti.

In ogni caso, qui prenderemo in analisi il tema legato alle relazioni di coppia. Il consumismo relazionale è un demone che ci impedisce di vivere un rapporto in modo profondo, sentito, autentico e concreto. Il senso, come dicevamo prima, è stare insieme ad una persona fin tanto che le cose vanno bene, ci soddisfano e, in qualche modo, ci nutrono.

Nel momento in cui subentrano delle difficoltà, dei problemi o delle incomprensioni, ecco che scatta l’allarme “Meglio lasciar perdere, troverò di meglio“. Questo modo di affrontare le cose, da una parte ci porta a perdere le persone, e dall’altra ci impedisce di crescere, maturare e migliorare come esseri umani.

Ci si sottrae alle sfide e alle difficoltà perché dall’altra parte c’è una soluzione molto più semplice e facile da raggiungere. Quindi, chi ce lo fa fare di rimanere invischiati in situazioni difficili? Tuttavia, come si suol dire, le scelte giuste non sempre sono quelle più facili. E il punto è proprio qui: bisognerebbe fermarsi a riflettere su cosa è giusto invece che su cosa è facile.

Come combattere il consumismo relazionale?

Ora che abbiamo una panoramica tanto ampia quanto chiara dell’argomento che stiamo trattando, diventa opportuno capire come poter sfuggire alle grinfie del consumismo relazionale. Chiaramente parliamo di qualcosa che non è semplice da combattere, perché purtroppo è un modo di vivere le relazioni che avviene in modo inconscio.

Insomma, razionalmente tutti pensiamo di dare il nostro massimo, il nostro meglio e di star vivendo una relazione profonda e vera. Chi sarebbe pronto ad affermare il contrario? Il problema, quindi, non è affatto semplice, perché bisogna arrivare a parlare di introspezione.

Bisognerebbe fermarsi, riflettere, porsi domande, analizzare i propri pensieri e le proprie azioni, capire quali sono i propri valori e principi. Insomma, bisogna mettersi a nudo e guardarsi allo specchio per capire davvero in che modo si intende vivere un rapporto umano.

Inoltre, sarebbe opportuno capire quanto e quale valore si danno alle cose e alle persone che si hanno già nella propria vita. Tanto? Poco? Abbastanza? Sono domande scomode, perché come dicevamo, portano a guardarsi dentro, a capire con che occhi si sta guardando il mondo.

Tuttavia, per quanto possa essere difficile, vale la pena di provarci. Dall’altra parte della bilancia, altrimenti, non resta altro che l’indifferenza o l’accettazione di vivere relazioni fugaci, superficiali, effimere, che chiedono poco e danno poco. Ma tanto, se non ci si pone troppi interrogativi, si sarà presto pronti a dire che, tutto sommato, là fuori ci sarà sicuramente di meglio.

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